Eccoti qui.
Dopo più o meno 40 eterne e insostituibili settimane, è arrivato.
Non sei scaduta, come voleva farti credere chi ti diceva che si avvicinava il termine.
No, non è stata una fine, ma il più grande degli inizi.
E’ nato.

Prima sono arrivate le contrazioni, “ma mica quelle serie” ti sei detta, e avevi ragione.
La potenza delle onde nel tuo corpo l’hai sperimentata dopo, nel luogo in cui hai scelto di far nascere vostro figlio.
Si sono presi cura di te e di voi, e se al meglio oppure no, ora è un’altra storia.
Comunque sia andata adesso hai il tuo stupendo fagotto tra le braccia, che tra un sonnellino e una poppata osserva il tuo viso innamorato.

«Ah eccoti mamma, per fortuna che ti sento, tienimi qui che il mondo fa paura…»

«Tranquillo amore mio, ti porto a casa. »

 

E' nata una mamma
E’ nata una mamma. Fonte: DIMMIBG

Se diventi madre tutto cambia, e tu lo sapevi. Lo avevi intuito prima di rimanere incinta e lo hai compreso sempre di più fino ad oggi.
Non è nato solo tuo figlio, è ri-nata la tua famiglia e sei ri-nata tu.

Ti vengono in mente i ricordi di quando ti sentivi agitata per il saggio di pattinaggio, per l’esame di maturità, per il primo colloquio di lavoro, ma ora sai che nulla è equiparabile alla sensazione di andare a casa con lui.

Una sfida misteriosa e magica lunga una vita, appena cominciata.
Alleggerita dall’amore incondizionato e appesantita dal mito della “Gioia-A-Tutti-I-Costi”.

Sì perché, mentre hai il pancione le amiche, le nonne, le mamme, perfino le sconosciute in metropolitana, ci tengono tutte a farti i complimenti.

«Che gioia signora che sono i figli, è così fortunata lei, guardi com’è bella….Ah, cosa darei per sentire di nuovo quel pancione»

Ti dici allora che questo sarà il momento più bello della tua vita, in fondo che tu lo stessi aspettando da tanto oppure no, un figlio è un grande dono, te lo ricordano sempre tutti.

Eppure non è passata neanche una settimana da quando è nato, ma è successo qualcosa che non ti spieghi: non ti senti poi così tanto bene o così tanto bella.
Sei felice certo, ma non ti aspettavi di sentirti così stanca, o di sentirti triste.
Tristezza…

Possibile?

Eh sì, la senti, vuol dire che c’è.

E non credevi neanche che avresti avuto così tanta paura perché in fondo sei sempre stata la più coraggiosa tra le tue amiche.

Invece ora guardi casa, il tuo compagno, il vostro miracolo, e non sai bene da dove cominciare.

Sì perchè al corso preparto forse non te lo hanno spiegato poi tanto bene, come sarà quel ritorno alla vita “normale”.

È nata una mamma
E’ nata una mamma. Fonte: Parenting.com

Hai scoperto che lui piange, piange sempre, e tu non lo puoi sentire un secondo di più o sei certa che ti si strapperà il cuore, oltre che il cervello, in mille piccoli pezzi scarlatti.
La casa sembra stata attraversata dall’uragano Harvey, il tuo compagno ci prova con tanto amore, ma un po’ è al lavoro e un po’ pensa che dovrebbero mettere le istruzioni di montaggio sui pannolini.

L’allattamento…..ah l’allattamento.
«Ma sono io che non ho ascoltato bene o non me lo avevano detto che avrebbe avuto bisogno di me  co-stan-te-men-te?! »

I parenti e gli amici vengono, arruffano, toccano e squittiscono a qualunque smorfia del pupo e alla fine tu non sei più così sicura che sotto tutti quei liquidi che ancora devono andarsene dal parto ci sia sempre una donna.

Ti saltano in mente parole tremende, dal suono inquietante, come “impreparata” e “inadeguata”; vorresti dirle a voce alta a qualcuno che sappia come ricomporti, ma ancora non sai quanto ti stai sbagliando.
Perché su questo ti sbagli di grosso, per fortuna.
Nessuno è più pronto e preparato di te a prendersi cura di tuo figlio.
Dentro di te c’è esattamente tutto quello che ti serve per crescerlo, amarlo ed accudirlo.
Ma in tutto questo chiasso, questo trambusto, non sei riuscita ad ascoltarti e a capirlo.

Sei diventata mamma e un impulso irrefrenabile colpisce chiunque ti incontri, ma proprio tutti, a dispensarti consigli non richiesti e ad intromettersi, mentre tu realizzi che ciò di cui avresti realmente bisogno sarebbero solo persone care (davvero care), amate, pronte a rimboccarsi le maniche per lasciare a te, alla madre, il piacere di godere del puerperio e delle famose stupende smorfie del pupo.

Sei bombardata da giudizi in merito a come e quanto dovresti tenere tuo figlio in braccio, a quanto sia troppo magro o troppo paffuto. 
Ti dicono di lasciarlo piangere ogni tanto che non ha mai fatto male a nessuno e tu vorresti chiedere alla gentile impiegata che profetizza arti da puericultrice di quantificare questo “ogni tanto”, che di informazioni approssimative ne hai già fin troppe nella tua testa.

Se lo allatti al seno cominciano a parlarti dell’artificiale, e se dai l’artificiale non si pongono neanche il problema del perché, hai già addosso un cartello luminoso con sopra scritto “madre snaturata”.
E se non usi il ciuccio allora sei matta vedrai-che-cambierai-idea, ma se invece lo usi guarda che gli rovini la bocca.

E magari lui, intanto, ricomincia a piangere.

E ci credo. Povera stella.

Ti chiedono quanti punti hai avuto, tu vorresti rispondere quelli che hai sulla tessera soci coop, quante ore di travaglio hai affrontato, se ti hanno fatto l’epidurale, se ti hanno fatto “il taglietto”.
Mai nessuno si pone il problema del se e quando è stata l’ultima volta che hai fatto un bagno, o magari un pasto decente.

Perché quando poi le settimane scorrono, uno si organizza, si è già più o meno salvato da solo, ma le prime settimane dopo il parto no.
Lì sei solo stanca, in balia degli ormoni, grandi ingombranti amici di noi donne.

In quel momento lì si ha proprio BISOGNO, ma di aiuto e sostegno, quello vero.

E' nata una mamma
E’ nata una mamma. Fonte: In cammino

Quando diventi madre la comunità, la rete fisica, è fondamentale.
Sebbene mai come in questi ultimi dieci anni si sia parlato di comunicazione, di scambi, di interattività, allo stesso modo non è possibile non parlare anche di solitudine.
Un isolamento sofferto e subito, eppure allo stesso tempo ricercato.

Dal punto di vista antropologico le donne sono state le prime ad aver capito quanto sia necessario mettersi insieme, che da sole non ci si riesce, e lo hanno fatto per un benessere collettivo, condiviso; ma le famiglie di oggi si sono evolute e lo stesso concetto di famiglia è stato rivisitato.
Non c’è niente di male, i tempi cambiano e portano con sé il buono e il cattivo della propria epoca, ma la mancanza di spirito di sacrificio, altruismo ed empatia è visibile ora come non mai, dimostrandosi in questi meccanismi che lasciano emotivamente sola la mamma, impedendole di ricaricarsi.

Ma arriviamo al punto.
Non è questione di bicicletta, che se l’hai voluta adesso pedali, fare un figlio ha anche un significato sociale.
Un nuovo bambino è un nuovo membro di una comunità alla quale lui, come i genitori, appartiene.

Occuparsi di lui significa, in tutto e per tutto, occuparsi di chi può provvedere alle sue necessità di protezione, affetto ed accudimento.

In un certo senso, quando nasce un bambino, abbiamo tutti fatto un figlio.

Non dormire, allattare, provvedere alla crescita di una creatura indifesa e dipendente richiedono il logico sostegno da parte del compagno, ma non solo.
Per la tutela stessa del bambino, della madre e della comunità.

Soprattutto nelle prime settimane è ingiusto che una donna debba scegliere se correre dietro alle faccende o scoprire insieme alla sua creatura come diventare una Mamma.

E' nata una mamma
E’ nata una mamma. Fonte: Baby sleep consultant

Ecco allora 10 consigli +1, tutti per te che ti stai preparando a diventare una perfetta e (grazie al cielo) fallibile madre, da leggere prima e dopo la nascita insieme a chi vorrai vicino:

  1. Se sei ancora in gravidanza cucina quanto ti è possibile e congela per quando tornerete a casa in tre, potresti non avere tempo di farlo dopo.
  2. Dove non arrivi tu, fai arrivare qualcun altro, e chi viene a casa è pregato di portare con sé cibi genuini e nutrienti per te e il papà.
  3. Se qualcun altro non arriva in tuo soccorso, ciò che è superfluo può aspettare.
    Ergo: rivedi la lista di cosa è superfluo e cosa no.
  4. Ogni volta che cadi nello sconforto più profondo ricordati che gli ormoni hanno un fortissimo ruolo nei confronti della tua emotività, dai la colpa a loro prima di darla a te; anzi, non dartela proprio.
  5. Dormi quando lui dorme, è fondamentale che tu ti imponga di riposare il più possibile, dal tuo benessere deriva anche quello di tuo figlio.
  6. Se puoi dormi nel lettone con lui, se avrà fame ti basterà girarti su un fianco e porgergli il seno, o appoggiarlo sul tuo petto, così potrai continuare a riposare mentre lui succhia.
  7. Cerca di allattare a richiesta, ora ti sembra difficilissimo ma presto lo ringrazierai. Se poi pensi di aver bisogno con l’allattamento, chiama l’ostetrica, è normalissimo chiedere aiuto a una figura preparata ed esperta, non devi essere sola nel capire come saltarci fuori.
  8. Utilizza un supporto come la fascia per tenere vicino al cuore il tuo bambino, le legature sono tantissime, ma non ti serve saperle tutte per cominciare a “portare”. Il babywearing promuove l’attaccamento e il corretto sviluppo del bambino, lui sarà più sereno, piangerà meno e tu avrai le mani libere per una maggiore autonomia.
  9. Se il bimbo piange il tuo scopo non deve essere quello di farlo smettere: un bambino piange per tante ragioni, sii lì per lui, per accoglierlo e consolarlo.
    Starai facendo tutto quello che gli serve e che è in tuo potere fare.
  10. Cerca compagnia. Virtuale ma anche, e soprattutto, REALE! Esistono tante proposte per neogenitori: corsi, lezioni, ma anche semplici appuntamenti sociali con altre mamme.
    Anche solo incontrarsi per fare colazione fuori con qualcuno che capisce molto bene la tua situazione potrà essere un grande aiuto.

E poi…

  1. Lascia andare le paranoie a quel paese, ci staranno tanto bene e tu sarai molto più leggera.
    È normale preoccuparsi, ma spesso la paura conosce pochi confini.
    Ricordati che per qualunque dubbio o problema c’è l’ostetrica o il pediatra, quindi dimenticati google e il rarissimo morbo di cui ti stai convincendo sia affetto tuo figlio, ce la farete!

 

E' nata una mamma
E’ nata una mamma. Fonte: Il Libraio

Se invece hai un’amica o una parente che è appena diventata mamma ecco alcuni consigli per te:

  1. Porta voglia di fare e di ascoltare quando andrai a trovarla.
  2. Non fare delle improvvisate, avvisala del tuo arrivo, e se non sei una delle persone più intime chiedi il permesso per andarla a trovare.
  3. Se la vedi in difficoltà fatti avanti con rispetto e offriti di svolgere mansioni domestiche. Non aspettare che sia lei a chiedere aiuto, si sentirà già abbastanza in imbarazzo mostrandoti di non essere la wonder woman che si sforza di essere.
  4. Sappi che difficilmente avrà il tempo e la forza di cucinare, quindi se la vai a trovare porta con te piatti nutrienti e genuini che la mamma o il papà possano semplicemente scaldare, meglio se diverse porzioni da poter conservare o surgelare.
  5. Ricordati che le scelte da prendere in merito alla cura di quel bambino sono solo dei suoi genitori, se la vedi persa o in difficoltà, offrile la tua esperienza con umiltà e consigliale l’aiuto del professionista giusto.
  6. Non prendere in braccio il bambino a tutti i costi, inizialmente non tutte le mamme hanno piacere ad affidare loro figlio a qualcun altro, fosse anche solo per qualche minuto.
  7. Se ha dei figli più grandi offriti come babysitter e portali al cinema o al parco, in modo che lei possa dedicarsi per un po’ al nuovo arrivato con tranquillità.
  8. Condividi SOLO racconti positivi legati alla maternità.

E come diceva quello: “Creare una rete intorno alle mamme è un dovere. Invece di pensare a curare, pensiamo a prenderci cura.”

Fonti immagini: DIMMIBG, Parenting.com, In cammino, Baby sleep consultant, Il Libraio

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Laureata in Ostetricia e specializzata in Consulenza Sessuologica, ha scelto di esercitare la libera professione per operare vicino alle donne, alle mamme, ai neonati e ai ragazzi con continuità e cura, mettendo al centro del suo impegno la femminilità e il suo benessere, per accompagnarla e sostenerla nelle diverse fasi della vita.